Nietzsche e il senso della vita by Robert Reininger

Nietzsche e il senso della vita by Robert Reininger

autore:Robert Reininger [Reininger, Robert]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Philosophy, Essays, History & Surveys, Modern
ISBN: 9788827231760
Google: QvpiEAAAQBAJ
editore: Edizioni Mediterranee
pubblicato: 2022-03-07T15:05:00+00:00


2. Il problema della morale

Che, alla lunga, la visione edonistica della vita non possa dare un senso all’esistenza, Nietzsche lo aveva riconosciuto chiaramente fin dal principio. Essa non può darlo, non solo perché l’esistenza umana nelle sue condizioni oggettive e soggettive non è tale da assicurare un durevole appagamento dell’impulso alla felicità, ma anche per la più profonda ragione che tutte le etiche edonistiche poggiano su di un fondamentale disconoscimento della natura umana, la quale in sé non tende affatto ad un massimo di sensazioni di piacere ma al puro soddisfacimento degli istinti: “L’uomo non cerca il piacere e non rifugge il dolore: si capisce a quale famoso pregiudizio io, dicendo ciò, mi contrappongo” (W.z.M., § 702). Che la stessa arte, quale Schopenhauer l’aveva intesa, può solo confortare, ma non risolvere il più serio problema della vita, Nietzsche l’aveva parimenti e per tempo riconosciuto, benché la sconfortante visione del mondo dell’ultimo periodo avrebbe in un certo modo propiziato una nuova fuga nel mondo dell’illusione. Come unico oggetto possibile restò dunque la morale e, a dir vero, la morale dell’ideale ascetico escludente ogni teoria eudemonistica e edonistica. Il visibile vantaggio di essa consiste soprattutto nel suo sembrar conferire un significato appunto al dolore, il quale – come si è visto – è ciò stesso che fa originariamente sorgere tutto il problema in questione: “La mancanza di significato della vita, e non il dolore, è stata la maledizione che finora ha gravato sull’umanità – e l’ideale ascetico andò a fornirle un senso” (Gen., IIII, 28). È naturale che Nietzsche sentisse la necessità di misurarsi con questo ideale.

La “morale”, quale Nietzsche per lo più l’intende, si può definire come la posizione, universalmente impegnativa, di un fine normativo. Più che non la sanzione religiosa o metafisica di essa, qui importa il fatto, che per tal via alla volontà del singolo viene posto un vincolo dall’esterno. Ora, l’essenza della morale ascetica consiste nel distogliere la mente e la volontà umana dall’esistenza terrena; proprio con l’esigere, ad onta di ogni istinto, la negazione della volontà di vivere essa va a dare un senso, che la volontà stessa nello stadio naturalistico della sua affermazione non riuscirebbe a trovare. Il tacito presupposto è, qui, che una tale attitudine di opposizione ed anzi di ostilità di fronte all’elemento naturalistico sia, in genere, possibile: che a noi sia dunque dato di dirigere a piacere il volere seguendo una certa legge. Quale giustificazione metafisica accampi una tale esigenza, è cosa relativamente indifferente. Importante e fondamentale è solo l’idea di potersi innalzare di là dalla vita naturalistica degli istinti e degli impulsi, anzi di potersi contrapporre ad essa – è, in breve, l’opposizione di un dovere all’essere. Come appare dai suoi appunti giovanili (Sull’etica, 1868), questa opposizione fra atteggiamento morale e atteggiamento naturale costituì fin dal principio, pel nostro filosofo, uno dei più forti e persistenti motivi ideali, che non doveva più dargli requie. Ed è facile capirne la ragione: l’orientamento del suo volere era intimamente affine a quello dell’ideale ascetico, anche se, a prima vista, il fine e i motivi possono sembrare, nei due casi, molto diversi.



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